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Apiterapia: il potere curativo dell’alveare

Achiropita

Nell’antico Egitto si credeva che le lacrime piante dal dio Ra, cadendo a terra, si fossero trasformate in api. Per gli egizi questi piccoli insetti erano pertanto di origine divina. Ma qual è la loro reale importanza per l’uomo?

L’apiterapia è un insieme di trattamenti mirati al recupero del benessere, con prodotti raccolti, trasformati e secreti dalle api, a integrazione della medicina convenzionale. Ci riferiamo in particolare a: polline, propoli, miele, pappa reale e veleno. 


Storia dell’apiterapia

Le virtù del miele sono ampiamente citate negli scritti degli autori dell’antichità. I Greci lo chiamavano “Nettare degli Dei”; i luminari di numerose civiltà ritenevano che il miele fosse un alimento depositario di benefiche qualità medicinali. La mitologia greca racconta come Giove sia stato nutrito dalle api del Monte Ida, che hanno iniziato a produrre miele proprio a questo scopo.

Per quel che riguarda gli studi sugli usi terapeutici del veleno, invece, bisogna attendere tempi più recenti, precisamente la fine dell’Ottocento. Fu il medico austriaco Phillip Terc, riconosciuto come padre dell’apitoxiterapia (la terapia tramite punture d’api), che scrisse il trattato “Rapporto sulla connessione tra le punture delle api e le malattie reumatiche”. Pubblicò i suoi risultati nel 1888 e da allora in tutta l’Europa centrale si diffuse l’interesse per l’apipuntura. Fu poi la volta di Bódog Beck, medico ungherese esperto di apiterapia. Nel 1935 pubblicò il libro “Bee Venom Therapy” con l’obiettivo di presentare sistematicamente tutto ciò che si sapeva sull’argomento. Beck si fece carico di raccogliere l’esperienza dei colleghi di tutto il mondo e delle varie epoche e illustrò nel libro come il veleno d’api funzionasse nei casi di reumatismi, artrite, artrosi e dolori muscolari, con le relative controindicazioni e con la necessità di effettuare dei test allergologici preventivi. 

Nella medicina tradizionale le virtù del miele, della propoli e della pappa reale sono note da tempi antichissimi. Tali prodotti hanno un altissimo potere nutrizionale e per essere idonei all’uso in apiterapia devono essere lavorati in modo da non alterarne i principi nutritivi presenti in natura, devono essere privi di residui di pesticidi o farmaci usati per la cura delle api e provenire possibilmente da aree coltivate biologicamente. In altre parole, la qualità dei prodotti usati in apiterapia è fondamentale.

Tra i nuovi aspetti terapeutici è particolarmente rilevante l'uso del veleno d'ape.


La parola “veleno” è un punto di vista

Il veleno è un prodotto dell’alveare che non ha proprietà nutritive. Sulla sua composizione e azione sono stati fatti numerosi studi. I costituenti del veleno d’api comprendono peptidi, di cui quelli principali sono la melittina (uno dei più potenti antinfiammatori conosciuti) e l’apamina. Enzimi come la fosfolipasi A2 e piccole ammine bioattive come l’istamina e le catecolamine.

Si è osservato che il veleno d’api produce sull’organismo umano tre tipi di reazioni: effetti neurotossici, effetti emorragici ed effetti emolitici. A seconda della patologia da trattare, il veleno può essere usato in creme, unguenti o in forma iniettabile. Tradizionalmente viene somministrato tramite punture dirette di api opportunamente stimolate. Si tratta della tecnica più efficace e il periodo migliore per sottoporsi al trattamento va dalla fine della primavera all’inizio dell’autunno. L’iniezione di veleno deve essere fatta da un medico o con la sua supervisione, seguendo precisi protocolli, dopo aver eseguito le analisi per escludere ogni forma di reazione allergica e con la consapevolezza di poter incorrere in reazioni avverse o shock anafilattico. 

Le nostre amate api, con il loro veleno, hanno fatto un altro grande dono all'umanità! È infatti di recente pubblicazione uno studio dell’Harry Perkins Institute of Medical Research di Perth che dimostra come la melittina, combinata con farmaci di chemioterapia esistenti, si sia dimostrata altamente efficiente nel ridurre lo sviluppo del cancro al seno.

Gli studiosi hanno osservato come la melittina penetri la membrana del plasma, creando porosità e sopprimendo così le cellule tumorali. Inoltre la stessa interferisce con i percorsi principali per la crescita e la replicazione delle cellule cancerose già nei primi 20 minuti successivi alla sua somministrazione.