CalabrEat

View Original

Fichi d’India di Calabria

“Tenace monumento dei deserti”: è con questa metafora che viene descritto il carattere del fico d'India, frutto coronato di spine che sopravvive alle aride e secche temperature desertiche. È per questo che la sua pianta cresce e si adatta soprattutto nelle regioni del Sud Italia, principalmente Calabria e Sicilia.Risulta impossibile, infatti, attraversare la Calabria e non notare le numerose piante di fichi d’India, presenti soprattutto in luoghi sassosi, parte integrante del paesaggio del meridione italiano. Eccoli che spiccano con il loro colore verde intenso ravvivate dal rosso, giallo e arancio dei frutti; colori talmente caratteristici da costituire un aspetto identificativo del territorio calabrese, e in particolare delle zone di Tropea e dei paesi limitrofi.I frutti maturano durante il periodo estivo e, oltre al colore giallo-aranciato che li caratterizza, presentano una forma tonda o allungata e un esterno ricoperto da spine, che rendono la loro sbucciatura un po’ ostica. Sono costituiti all’interno da una polpa succosa e carnosa molto ricca di acqua, zuccheri, vitamine e sostanze minerali, nella quale si trovano numerosi semini.


I fichi d’India assumono i connotati della terra madre…

I fichi d’India, in calabrese fhicundiani, sono i prelibati frutti della opuntia ficus-indica, la pianta succulenta della famiglia delle Cactacee, originaria del Messico e da secoli naturalizzata in Calabria e in Sicilia. Figli delle regioni del Sud Italia, hanno assunto le sembianze della terra che li ha generati, lasciando che la genetica compisse, senza ostacoli, il proprio lavoro. La Calabria assomiglia a quei fichi d’India dalla scorza spinosa, che si rivelano un frutto dal sapore estremamente dolce solo se qualcuno li raccoglie, li ripulisce e ne allontana la buccia.

Storia dei fichi d’India

Devono il nome proprio al fatto che il luogo dove giunse Cristoforo Colombo si pensava fossero le Indie e non il nuovo continente americano. Presso gli aztechi il fico d’India era considerato pianta sacra, con forti valori simbolici dovuti soprattutto ai colori dei frutti, che ricordavano quelli del leopardo, ed economico-commerciali, in quanto da essi si estraeva il prezioso colore carminio.

La pianta, con i suoi caratteristici rami dalle pale appiattite e spinose, fiori coloratissimi e succulenti frutti dall’involucro spinoso, presumibilmente arrivò in Europa intorno al 1493, anno del ritorno a Lisbona della spedizione di Cristoforo Colombo, e qui trovò il microclima ideale nelle aree affacciate sul mare. Si diffuse grazie agli uccelli che ne spargevano i semi, diventando così parte integrante del paesaggio e della cultura di molti paesi del Mediterraneo.


La raccolta dei fichi d’India

I fichi d'India calabresi iniziano la maturazione a metà luglio, e vengono raccolti a più riprese fino a fine agosto, con il caratteristico "coppo": bastone alla cui estremità si trova un oggetto vuoto a forma di tronco di cono, dentro il quale si introduce il fico d'India, che, con un semplice movimento rotatorio, viene distaccato dalla pala. Dopo la raccolta, i frutti possono essere conservati in frigo a 6 °C per 3-5 giorni e vengono anche usati per produrre marmellate, bevande, o sciroppi.


Proprietà

Le proprietà dei fichi d’india sono svariate. Questi frutti sono ricchi di vitamine, soprattutto vitamina C e minerali, tra cui potassio e magnesio. Grazie alla presenza delle fibre, i fichi d’india aumentano il senso di sazietà, sono utili per assimilare meno grassi e zuccheri tenendo a bada glicemia e sovrappeso. Ecco perché vengono spesso consigliati come spuntino a chi è a dieta e vuole perdere i chili di troppo.

Ma i vantaggi di mangiare fichi d’india non si esauriscono qui: questi frutti favoriscono la diuresi, riducendo il rischio di calcoli renali e in alcuni casi addirittura favorendo l’eliminazione di quelli già presenti; sono ricchissimi di antiossidanti, sostanze utili al nostro corpo per combattere i radicali liberi e l’invecchiamento cellulare.


Usi dei fichi d’India tra passato e presente

Dei fichi d’India in Calabria un tempo si utilizzava tutto: dalla buccia, che si conservava in salamoia, ai fiori, consumati crudi in insalata o per preparare un decotto contro le malattie renali, alle pale che si cucinavano come normali verdure.

I succulenti frutti dai semini neri erano molto conosciuti già in antichità, non solo per la loro bontà, ma anche per le proprietà terapeutiche e nutritive, utili per combattere lo scorbuto e altre malattie dovute alla scarsa qualità del cibo.

I più diffusi erano e sono i dolcissimi gialli (sulfarina) e i bianchi (muscaredda). Più rari e più dolci in assoluto i rossi (sanguigni). I più grandi, chiamati in alcune zone e in Sicilia bastarduni, sono i più duraturi e nascono dalla seconda fioritura.

fhicundiani erano un vero cibo popolare che costituiva la prima colazione di anziani e bambini. Veniva offerto ai contadini dai proprietari terrieri durante i lavori in campagna e diventava anche merce di scambio tra gli abitanti delle pianure, dove i fichi d’India erano diffusissimi e a costo molto basso, con quelli dei paesi di montagna dove la frutta scarseggiava.

Probabilmente è questo il motivo per cui i fichi d’India in Calabria, nei secoli passati, furono sempre i protagonisti delle fiere e delle feste patronali che, a fine estate, tradizionalmente si organizzavano (e si organizzano tuttora) in tutti i paesi. A iniziare dalla festa di San Rocco ad agosto, fino a quelle di settembre della Madonna dell’Addolorata e di Porto Salvo.

Oggi i fhicundiani sono tornati prepotentemente di moda, giustamente riscoperti in tutta la loro bontà e tradizione. Possiamo mangiarli al naturale, come facevano i nostri nonni, oppure accompagnati da formaggi di pecora e salumi. Ottimi per preparare originali dessert e macedonie, gustose marmellate per l’inverno e squisiti gelati.


CalabrEat